Quella mattina la tensione era altissima, dovevo fare la gara provinciale a Padova. Il solo pensiero di questo evento mi emozionava, perché in queste occasioni, misurandomi con altri atleti che non avevo mai visto allenarsi, potevo scoprire i miei difetti e valutare i miei miglioramenti in maniera più completa che in allenamento. Questo accade per il semplice fatto che in allenamento si hanno sempre i soliti avversari, invece nelle gare ci sono avversari molte volte mai visti prima e molto spesso pronti a dare il massimo per vincere. I partecipanti del nostro gruppo si sono trovati davanti alla palestra carichi e pronti a dare il massimo. Ci siamo divisi nelle macchine e siamo partiti. Arrivati lì, ci siamo cambiati e siamo andati a incontrare i nostri compagni di Badoere che erano lì ad aspettarci. Lì abbiamo ripassato il programma della gara e abbiamo ripassato mentalmente e subito dopo fisicamente i kata. Il corpo sembrava volesse accumulare energie per usarle tutte davanti agli arbitri, ma noi, nonostante questo particolare continuavamo a provare per avere la sicurezza di fronte agli arbitri di dire: ”Io adesso vinco, non importa chi ho contro”. Il tempo sembrava non passare mai, eravamo ansiosi che la gara iniziasse, e, finalmente, la gara ha avuto inizio. I maestri ci hanno fatto fare il saluto e ci hanno spiegato il programma e il regolamento della gara, poi ci hanno indicato il tatami sul quale avremmo dovuto fare le prove: prima di kata e poi di kumite. Eravamo tutti vicino al nostro tatami e aspettavamo che iniziasse la prova e intanto guardavamo gli altri della nostra categoria per capire quanto forti erano, anche se, molto spesso, l’apparenza inganna. La prova è iniziata ed io guardavo le gare degli altri,sempre con più voglia di gareggiare. Finalmente è arrivato il mio turno, chiamarono il mio nome e andai sul tatami. Senza nessun pensiero in mente, l’arbitro disse il nome del kata estratto a sorte. Iniziarono a girarmi nella testa tutte le tecniche del kata, e mi venne il desiderio di non eseguire il kata e farmi eliminare subito per non correre il rischio di sbagliare ma, senza pensarci su, partii a fare il kata d’istinto, senza badare alle preoccupazioni create dalla testa. Finito il kata, gli arbitri alzarono le bandierine, e mi eliminarono, ma non ne fui dispiaciuto, mi ero impegnato al massimo e se all’avversario avevano dato il punteggio più alto voleva dire che era lui che meritava di vincere, quindi mi venne la voglia di allenarmi bene sul kata per vincere a mia volta la prossima gara. La gara di kata finì, e dopo un breve periodo iniziò quella di kumite, ci dirigemmo sul tatami della nostra categoria e iniziammo la gara, in kumite mi sentivo carico e aspettai che arrivasse il mio turno con grande impazienza. Arrivato il mio turno andai sul tatami con due parole scritte in mente: ”Per vincere”, volevo rifarmi del kata nel kumite, nel quale sono leggermente più bravo. Iniziammo la gara ed io tirai fuori tutta l’energia che avevo, per mia fortuna riuscii a vincere. Poi continuai la gara e quando arrivò il secondo turno io non riuscii a tirare fuori l’energia e quindi mi eliminarono. Finita la seconda gara, ci preparammo e poi partimmo per tornare a casa contenti di aver fatto quell’esperienza e con il desiderio di migliorarci per ottenere risultati migliori la prossima volta.
Enea